La prima volta che ho organizzato una festa fetish è stato, come mi capita spesso, per pura incoscienza. LaStefy aveva avuto la possibilità di inventare un nuovo tipo di serata per un celebre locale milanese, e data la comune passione per la cultura fetish si era rivolta a me per la cura delle performance che avrebbero animato la festa. Tempo a disposizione: poco più di dieci giorni. Budget: zero, perché “i gestori la considerano una prova per un’eventuale collaborazione futura ma non sono convinti dell’idea”. Tipico. Anche io però la consideravo una prova: vedere come avrebbe reagito il pubblico italiano a una vera festa fetish sul modello di quelle che da tempo frequentavo all’estero, ben diverse dai discoteconi finto-dark e dai raduni per feticisti dei piedi che s’erano visti fino ad allora nel nostro paese. Così, grazie soprattutto all’aiuto di tanti veri amici curiosi e sconsiderati quanto me, finimmo col mettere in piedi qualcosa di molto più grosso del previsto. Dodici mini-performance, una sfilata, proiezioni di opere a tema, un set fotografico, quattro Dj, esposizioni di oggetti e abiti a tema, un sito web… nell’arco di una settimana ci ritrovammo ad avere creato un mostro.
Non era stata considerata solo una cosa: che un giovedì sera di metà giugno non è precisamente il momento migliore per convincere la gente a uscire di casa coperta di lattice, specie durante uno degli anni più caldi della storia di Milano. Il dado però era stato tratto. Del party, battezzato Black Ball, avevano ormai già parlato persino il Corriere della Sera e gli altri grandi quotidiani, così non restava altro che aspettare quella che temevo sarebbe stata una vera catastrofe. Figurarsi se qualcuno avrebbe mai potuto accettare l’idea di un posto in cui nella metà più particolare del locale, quella in cui ci sarebbero state le performance, si poteva entrare solo in dresscode. La gente manco sapeva cosa fosse, un dresscode!
Beh, evidentemente mi ero sbagliato. Per farla breve, alla fine il Black Ball è rimasto per anni la più grande festa fetish italiana, con centinaia e centinaia di presenze di appassionati da ogni regione. Come commentò Nikla Black entrando nell’area riservata: “Cavoli! In Italia non avevo mai visto così tanto latex tutto nello stesso posto!” Il risultato non fu certo paragonabile ai grandi eventi stranieri, ma nonostante le inevitabili difficoltà fu un successo completo. O quasi.
La famosa “futura collaborazione” infatti non si materializzò mai. Il sito e il marchio sparirono dalla circolazione, e tutti coloro che richiedevano una nuova festa rimasero a lungo a bocca asciutta. Fino a quando non arrivò il Secret, ma quella è un’altra storia.